giovedì 3 luglio 2014

I problemi dentari derivanti dal troppo ridere

da  http://www.dentalweb.it/index.php?c1=articoli&c2=art&id=3957


Ci sono delle serate che mi scappano espressioni di questo tenore:
"A volte nei miei spettacoli pretendo troppo dal povero pubblico seduto su quelle esili poltroncine. Somministro tali dosi di umorismo che è un miracolo se ancora sopravvive dopo le terribili contorsioni cui lo sottopongo in modo decisamente sadico. Per non parlare dei continui sbotti di riso inarrestabile che è costretto a fare per non rischiare di morire soffocato dalle freddure che gli somministro.
Dicono che ridere fa molto bene. La mia fortuna è che sono in molti a crederlo: la maggior parte di questi frequentano assiduamente i miei spettacoli. Sono convinto che far ridere faccia ancora più bene al comico, visto che egli vive sulle risate dei suoi spettatori. 
Ma la cosa che, dopo tanti anni di spettacoli, non smette di stupirmi è il fatto che il pubblico non rinuncia mai a ridere, qualcuno addirittura anche dopo essere stato dal dentista.
Le mattine dopo  i miei spettacoli, spesso vengono rinvenuti ponti mobili, ponti fissi, capsule e a volte perfino dentiere mentre gli addetti puliscono la sala. Qualche volta ho perfino ricevuto il personale ringraziamento di qualche dottore in odontoiatria, visto i floridi affari che la permanenza del mio spettacolo arreca ai suoi guadagni. Ovviamente nelle raccomandazioni che si dicono al paziente dopo ogni intervento in bocca ci si limita a quelle relative al cibo, ma si omettono abilmente quelle riconducibili al ridere"

Considerazioni sulla capacità penetrativa della televisione

da  http://boligan.com/index2.php?id=4




Alcune volte può essere interessante fare delle accurate riflessioni, anche durante degli spettacoli solitamente deputati all'intrattenimento umoristico:

"E' da un po' di tempo che osservo gli spazi sempre più ampi che si frappongono tra le vostre vicinanze, quasi a voler sottolineare la difficoltà che un povero comico incontra nel cercare di trattenere il suo pubblico nelle anguste poltroncine di un teatro, spesso distanti dal palco dove egli esercita la sua arte umoristica, mentre si diffondono sempre più, quasi fosse una pandemia, schermi giganti che consentono di osservare, con la più minuziosa curiosità, particolari infinitesimi di ogni cosa che vi si affacci, comodamente seduti nell'ampio divano di casa, senza affannarsi affatto per accaparrarsi i biglietti delle prime file.
Non ho nulla contro questi schermi, anche se i gigantismi che esaltano nelle persone, spesso le costringono a perdere il senso del reale, ma quello che mi preoccupa sono le conseguenze che derivano per le povere case, del tutto impreparate ad accogliere al loro interno simili esseri, "fagocitatori" di spazi, e spesso violentate pur di farli entrare al loro interno, disgregando spesso le delicate armonie familiari."